Giovedì 14 giugno : incontro con OLGa sul carcere alla Casa del Partigiano

IL CARCERE NON È LA SOLUZIONE, È UNA PARTE DEL PROBLEMA.

Discussione intorno al tema del carcere insieme al collettivo OLGa di Milano, che da anni lotta per un mondo senza galere.

Ci troviamo alle ore 21:00 presso la “Casa del Partigiano” in via Maestri del Lavoro 2, Saronno.

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“Il carcere è un tassello fondamentale e funzionale della società in cui viviamo.
In esso vengono tuttora messi in atto dispositivi di coercizione e isolamento, volti all’annientamento delle peculiarità e dell’identità individuali del detenuto. E’ un luogo dove lo Stato continua la sua vendetta punitiva nonostante le continue riforme penitenziarie, volte a mostrare il carcere come luogo più “umano”, correttivo e di reintegrazione sociale. L’ipocrisia che si cela dietro questa parvenza democratica resta ai nostri occhi lampante: esempi chiave sono l’articolo 41-bis (anche noto come carcere duro) e il 14-bis, mediante l’applicazione dei quali sono previste misure disumane come isolamento, censura, negazione dei colloqui e dell’aria, per non parlare del carcere a vita, pena detentiva dove cade palesemente la paventata maschera del reinserimento sociale.
Seppur con una maggiore limitazione della libertà, questo tipo di dispositivo è un riflesso del mondo in cui viviamo. Pensiamo ad esempio alle scuole, ai luoghi di lavoro, alle città: anche in essi non si riproducono forse i ruoli di sorveglianti e sorvegliati, premiati e puniti, inclusi ed esclusi?
Esistono molteplici forme di esclusione e contenimento riguardanti il mutamento delle città, dove i centri assomigliano sempre di più a centri commerciali, e la riqualificazione e la speculazione edilizia stravolgono tanto i quartieri, quanto la vita dei loro abitanti. Un ulteriore inasprimento delle misure di repressione e controllo è reso possibile tramite l’aumento del numero delle telecamere di sorveglianza, ormai copiosamente disseminate lungo tutto il territorio cittadino, delle guardie private, degli organi di polizia e militari; sono inoltre introdotte nuove e apposite norme -vedi il “daspo urbano”- volte all’allontanamento di tutte le persone non ritenute idonee al “decoro cittadino”, che non rispecchiano i canoni di perfetto produttore-consumatore.
Gran parte dei detenuti presenti nelle carceri italiane vi è rinchiusa a causa di reati commessi contro il patrimonio e la proprietà. In un mondo dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, è facile intendere come chi possiede poco o niente si trovi spesso nella condizione di delinquere per sopravvivere.
A prescindere dal reato commesso, o presunto tale, non pensiamo che l’artefice debba essere punito con la reclusione o socialmente reintegrato: siamo convinti che il carcere non sia la soluzione, ma solamente una parte del problema. Per questo motivo non contempliamo l’idea di un carcere più giusto, né auspichiamo un suo miglioramento; anzi condanniamo e contrastiamo qualsivoglia forma di reclusione e negazione della libertà, volte al controllo di questa società e al mantenimento delle ingiustizie su cui si regge.”

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